Abbattere le Barriere Mentali: La Guida di Robbie per un’Interazione Inclusiva

di Roberta D’Aleo

Per la rubrica “abbattiamo le barriere architettoniche mentali“ oggi più che rispondere ad una domanda specifica, daremo voce al problema di un’amica: Robbie, potresti spiegare che certe volte il fatto di non salutare deriva dal non sapere le mosse dell’altro?

Caro lettore,  

 Quando non ci vedi, Per quanto tu possa essere sveglio e reattivo è bene sottolineare che ci sono delle difficoltà oggettive che nascono appunto dal non poter prevedere il linguaggio non verbale dell’altro, in special modo questo avviene al momento delle presentazioni e dei saluti.  

Capita spesso, infatti, che rimaniamo  impassibili quando qualcuno ci  tende  una mano per fare la nostra conoscenza ma senza vederla, come facciamo ad essere pronti? La mia tattica personalissima è quella di prevenire questo momento e quindi quella di prendere l’iniziativa allungando per prima il braccio  , ma nel caso in cui questo non potesse accadere, perché magari l’altro ha fatto prima di me, è bene che se c’è qualcuno con noi ci dica della mano tesa per evitare brutte figure e passare così per maleducati.

Altro imbarazzo può derivare dal saluto col bacio sulla guancia, dove è necessario coordinare i movimenti con l’altra persona per evitare sgraditi equivoci. Approcciarsi da ciechi a persone che non ci conoscono non è sempre semplice, soprattutto quando trovi quella barriera di disagio che spesso spunta davanti All’incontro di una disabilità: molti, infatti, non sanno come comportarsi e quindi rimangono freddi e quasi indifferenti, ci sono poi, invece, quelli che al contrario ti riempiono di 1000 domande, spesso anche inopportune soprattutto se non c’è alcuna confidenza.

Come comportarsi quindi? Semplice! Basta parlare e coordinarsi, spiegando eventualmente quello che si sta facendo. L’incontro con la disabilità, come detto sopra, fa emergere un imbarazzo profondo in alcune persone, un po’ perché non si conosce il mondo che si ha davanti, un po’ per paura di offendere, un po’ perché non tutti hanno un buon rapporto con le malattie e con le difficoltà altrui ma vi assicuro che siamo persone come tutte le altre, se ci accoglierete saremo felici di stare con voi. A volte capita anche di entrare in un bar o in qualsiasi altro posto con un accompagnatore-accompagnatrice e piuttosto che rivolgersi direttamente a noi si dà la parola a chi è con noi, come se fossimo incapaci di interagire e questo, vi assicuro, è molto umiliante. Vi piacerebbe che qualcuno vi trattasse come se foste invisibili   o stupidi? A me no, non piace per niente anche perché non penso di avere nulla di meno rispetto a chi vede (senso a parte).

Questo disagio relazionale, comunque, si acuisce  soprattutto nelle persone cieche più timide o insicure, perché se non ti butti rimani paralizzato dall’ansia di sbagliare qualcosa e si sa, il primo approccio è fondamentale in tutti gli incontri.

Nella speranza di esservi stata d’aiuto, chiedo a voi di diffondere il post, cercando di abbattere quante più barriere mentali possibili!

Vi abbraccio

La vostra Roby

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