Gesti in Sicilia: Il linguaggio che annienta le parole

Di Nino Barone

Il linguaggio non verbale (gesto, movimento, postura, mimica) regola il linguaggio verbale. Chiarisce e completa taluni significati che le sole parole a volte non esprimono. Gli inglesi sembrano quelli meno predisposti al linguaggio non verbale al contrario degli italiani che ne fanno, invece, pane quotidiano.
È un fatto ormai riconosciuto che i siciliani, sul tema della gestualità, sono da guinness dei primati.
Il siciliano, infatti, preferisce il gesto alla parola o, in alternativa, l’utilizzo simultaneo di entrambi i codici di comunicazione. Teatralità e riservatezza al contempo. Gesti, suoni e movimenti danno vita a una vero e proprio teatrino di strada soprattutto in ambienti dialettofoni medio-bassi. Non è raro sentire espressioni come nun fari tiatru, nun faciti tiatru ossia non fate baccano.
Le probabilità che queste doti gestuali innate ci siano state tramandate “via sangue” dai greci sono elevate (proviamo a contare quanti teatri greci ci sono nel territorio siciliano). I tiranni greci sempre a caccia di traditori indussero i siciliani a conversare con gesti e a fare sempre meno uso della parola, in questo modo non diedero al dominatore alcun valido motivo di essere perseguitati. Insomma i greci sono stati certamente determinanti.
Ma la gestualità si è mantenuta intatta nei secoli attraversando varie dominazioni, anzi, a causa di esse si è anche consolidata. Il siculo, infatti, tramite il linguaggio non verbale cercò di farsi comprendere e di comprendere le lingue dei dominatori soprattutto nelle fasi iniziali poi imparò o fu costretto a imparare la lingua dominante.
Il linguaggio non verbale, come tutte le lingue, varia da paese a paese e alcuni gesti comuni assumono significati diversi. Stare con le mani in tasca in Cina è un atteggiamento disdicevole e in Turchia può essere, addirittura, causa di licenziamento. Dall’altro versante il siciliano gode con le mani in tasca in atteggiamento sbarazzino, sicuro, spavaldo.
Ma il fenomeno va collocato in una dimensione del tutto naturale come qualcosa che nasce con l’individuo siculo. Salvo Sottile, noto conduttore televisivo, ogni qualvolta lancia un servizio (fateci caso) viene beccato dalla camera con almeno una mano nella tasca. Salvo Sottile è siciliano! L’individuo siculo balla con le mani in tasca e preferisce circumnavigare la vita della compagna con un solo braccio, attende e passeggia con le mani in tasca. Insomma, sembra che sia nato con le mani in tasca.
Nello Sri Lanka scuotere il capo dall’alto verso il basso non vuol dire consenso ma “no”. In Brasile il pugno chiuso con il pollice all’insù vuol dire “grazie” e in Indonesia addirittura “dopo di te”. Immaginate ancora un siciliano mandare a fari ‘n culu (a quel paese) un indonesiano e ricevere di risposta tale gesto, sarebbe come rivivere scene da Jonny Stecchino.


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