di Roberto Ardizzone
Personaggio conosciutissimo e amato dai palermitani. Statura molto minuta, gli abiti sempre di misura superiore al bisogno, pubblicizza il suo lavoro, imitando il rumore dell’accensione dello zolfanello con l’ausilio della sola bocca! Ha un posto fisso ai “Quattro Canti” di Palermo, ma non disdegna di andarsene in giro per i mercati con il suo tavolino attaccato al collo, a vendere la sua mercanzia. Quest’attività, trasmessa da padre in figlio, si tramanda per più generazioni, Si parla di lui sin dalla fine dell’ottocento si racconta di lui che per vendere la sua mercanzia non disdegna di fare il saltimbanco, e che chiedendo il permesso di presentarsi dal balcone di primi piani di abitazioni private, si tuffasse da li e con un salto mortale atterrasse elegantemente in piedi con grande meraviglia dei presenti.
Nei primi anni del Novecento, è il soggetto di una canzone popolare attribuita a Renzo Inghilleri e Nicola Barbalonga, dal titolo: “Muddichedda – U Cirinaru di Quattru Cantuneri”, che lo rende conosciutissimo. La canzone è resa famosa attorno al 1910, anche per l’interpretazione del poeta-attore siciliano, Carmelo Truscello che ne fa il soggetto di una macchietta. e viene pubblicata da “La Canzone Siciliana” un periodico mensile di allora.
Ci sono tracce di incontri, negli anni 30/40, di un Muddichedda probabilmente il figlio di quello citato nella canzone, con il poeta e artista di strada Peppe Schiera, di cui fu amico.
Si racconta che Muddichedda nella leggenda popolare, viene spesso confuso persino con Peppe Schiera stesso! Nel primo dopoguerra se ne perdono le tracce.

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