di Roberta D’Aleo
Per la rubrica “abbattiamo le barriere architettoniche mentali“ oggi parleremo di come un cieco abbia la percezione fisica di se stesso e degli altri.
Caro lettore,
Una delle prime immagini che ogni mattina abbiamo davanti agli occhi è il nostro volto allo specchio ma quando non ci vedi come ti percepisci?
Iniziamo col dire che ovviamente chi ha visto e poi ha perso il visus risulta avvantaggiato nel capire quella che è la propria fisionomia, nonostante il trascorrere del tempo, perché giustamente tenderemo a ricordare come eravamo fatti e conosceremo già le nostre caratteristiche fisiche ma chi non ha mai avuto questo privilegio Certamente dovrà guardare con “altri occhi“, ovvero mani e fantasia.
La descrizione fornita da chi ci sta intorno risulta essere fondamentale per la percezione del sé: la decisione sul taglio dei capelli, sul colore da fare, sui toni da utilizzare per i capi d’abbigliamento è spesso il riflesso del gusto di chi ci vede, poiché attraverso i loro occhi potremo guardare anche noi stessi.
Fare shopping risulta essere ostico, per niente divertente e a tratti snervante: come vi sentireste se qualcuno dovesse decidere per voi? Nonostante l’ultima parola sarà sempre la vostra, sapere se qualcosa sta più o meno bene indosso o sulla nostra persona in generale avrà comunque il sapore d’essere uno specchio filtrato da altri, quindi questo tipo di scelte è bene farle con qualcuno che ci conosca e capisca anche il nostro gusto ed il nostro sentire.
Per fare un esempio pratico: questo inverno avevo deciso di cambiare colore ai capelli e per la prima volta dopo molto tempo sono stata io a scegliere la tonalità ma una volta tornata a casa si è aperto il dibattito su “stavi meglio prima!“ E “adesso sei ancora più bella!“. Questo genere di situazione ha generato in me non poca insicurezza, d’altro canto come avrei potuto avere la certezza di chi aveva ragione a riguardo?
Rispetto alla percezione dell’altro, invece, la questione è molto più semplice: anche qui mi affiderò agli occhi di chi vede, attraverso il tatto poi posso esplorare il viso di chi ho di fronte e prendere informazioni su altezza e costituzione semplicemente abbracciando qualcuno o attraverso la sua voce (la provenienza del suono emesso rivelerà dove si trova il punto esatto in cui è il viso e il timbro, invece, aiuterà a capire la grandezza della gabbia toracica). Personalmente, però, Non sempre ho il desiderio di sapere come è fatto chi ho di fronte, perché la conoscenza di quella persona per me avviene attraverso la voce, i suoi modi di fare e le sensazioni che ho a pelle.
Quando qualche amica, invece, vuol farmi vedere il suo vestito o qualche dettaglio semplicemente prende le mie mani e inizia a farmi esplorare con le dita, aggiungendo una descrizione sommaria di ciò che sto toccando-vedendo. Come potrete intuire tutto questo lavora sulla personalità e sulla sicurezza-insicurezza del privo della vista finché non si impara a fregarsene un po’, accettando semplicemente la situazione e prendendo ciò che di buono abbiamo. Nella speranza di essere riuscita a portarvi nel mio-nostro mondo vi chiedo di aiutarmi ad aiutare condividendo il post, affinché alcuni pregiudizi sulla percezione del cieco nella società possano essere distrutti dal momento che questa categoria viene spesso vista come bizzarra e fuori da ogni schema.
Vi abbraccio
La vostra Roby
- Da portatore dei Misteri a portavoce della Disabilità: La Storia di Simone Galia
- Francesco Scontrino: Da Trapani a Vonnas, il Giovane Chef alla Corte di Georges Blanc
- Addio a Totò Schillaci: l’Eroe che ha fatto sognare l’Italia intera
- Quando le barriere non sono solo fisiche: la battaglia invisibile per la dignità
- Oltre lo Specchio: Come Chi Non Vede Percepisce Se Stesso e gli Altri