Quando le barriere non sono solo fisiche: la battaglia invisibile per la dignità

di Roberta D’Aleo

Per la rubrica “abbattiamo le barriere architettoniche mentali“ oggi risponderò ad una domanda per la quale le parole da spendere sarebbero infinite ma proverò a dare quella che è la mia visione delle cose su: “come vi sentite quando venite rifiutati e/o vi negano l’accesso in un luogo.

Caro lettore,  

Per quanto pensiamo di vivere in un mondo inclusivo, ove vige indisturbato il politicaly  correct, la realtà dei fatti ci regala altri scenari. Quest’inverno alcuni miei amici si sono recati presso il padiglione di una fiera con  dei cani guida per disabili  nello specifico per non vedenti :  inizialmente tutto ok, nessun problema ma quando hanno provato ad entrare hanno trovato subito il guardiano del luogo che ha cominciato a far questioni perché (non conoscendo la legge) bloccava loro l’accesso  per motivi igienico-sanitari, in quanto a detta  sua c’ erano dei bambini che giocavano a piedi scalzi e quindi gli  animali  rappresentava una minaccia (a dir suo) per la salute di questi piccoli.

La questione si è finalmente risolta con l’arrivo dei carabinieri che hanno  risolto il caso facendo accedere i  miei amici. Personalmente non mi è mai capitato un caso del genere, al massimo purtroppo mi ritrovo a voler frequentare dei luoghi che non sono propriamente accessibili e quindi anche qui devo fare retro front e abbandonare il pensiero ma l’umiliazione e la rabbia di sentirsi esclusi  per motivi che non dipendono da noi vi assicuro che amareggia la gran parte di noi disabili, non solo ciechi ma ogni diversamente abile e ogni persona a cui viene fatto un gesto simile, risente di tutto questo.

Ricordo per non farci mancare niente  un episodio alle scuole medie in cui una mia compagna mi disse che non potevo giocare a pallavolo  con loro (non ha torto)  per le mie ragioni di salute  e  probabilmente se oggi raccontassi ricordando quella volta lei non se ne ricorderebbe nemmeno ma io, vi assicuro, mi ricordo esattamente come mi sono sentita: forse se mi avessero dato una pugnalata avrei sofferto meno, perché ti senti improvvisamente niente, inutile, diverso, in torto, colpevole. Accettare di non vedere è  di per sé terrificante e impegnativo, un lavoro su se stessi che mette duramente alla prova e gli atteggiamenti o le parole di alcune persone rendono questo processo ancora più doloroso.

Purtroppo ci sono così tante barriere fisiche ed altrettante mentali che impediscono la piena vita di chi ha qualche difficoltà in più. Spesso ci sono eventi in palazzi storici, uffici  o enti pubblici in altrettante vetuste strutture,  che per salvaguardare la dignità dell’edificio, si preferisce   discriminare quella di una persona che non potrà avere accesso a quelli che dovrebbero essere i suoi pieni diritti. Perché bloccare la vita di qualcuno? Certe volte la felicità si nasconde in piccoli gesti e  questi ostacoli  assolutamente  non aiutano.

Ci sono poi altri tipi di rifiuti: quelli da parte di coloro che non sono capaci di starci vicino, quelli per cui siamo un peso, quelli che avremmo voluto al nostro fianco ma che vedendo la Croce sono scappati via. Cari lettori  essere ciechi a volte è davvero difficile! Intorno a te passi dal sensazionalismo del disabile supereroe alla negazione di tutto ciò che uno persona può essere.

Ci sono ancora i rifiuti e i dinieghi delle commissioni  Inps  che negano o sottraggono diritti a coloro che veramente ne hanno bisogno ma che per un cavillo devono sostenere il calvario del ricorso in tribunale. Ci sono così tante umiliazioni nel mondo di chi è ammalato che citarle tutte sarebbe impossibile, dunque se qualche argomento in particolare  vi  sta a cuore e vorreste venisse trattato, scrivetemi pure qui tra i commenti o anche privatamente. Nella speranza di esservi stata utile, vi chiedo di aiutarmi ad aiutare condividendo e spargendo la voce il più possibile!

Vi abbraccio  

La vostra Roby