di Salvatore Agueci
Scrivere su Padre Maurizio Damiani (al secolo Giuseppe), confidenzialmente chiamato da tutti “u Monacu”, è come ricordare un’istituzione dalla quale non ci si può distaccare poiché la sua figura e personalità nel XX secolo ha impregnato la società salemitana, e non solo, ma l’intera Sicilia, soprattutto occidentale. Non fa parte delle personalità nate a Salemi ma, in quanto cittadino onorario, ha dato il suo contributo fattibile alla Città perché questa fosse arricchita in maggior misura. Di lui si può scrivere tanto, sia come frate cappuccino, come presbitero, teologo, cultore di Lettere classiche, preside, uomo di ampie relazioni, sia nel campo “politico” e sociale; si possono tratteggiare le peculiarità della sua vivace personalità. Si racconta l’aneddoto che, venuto a Salemi il Ministro delle Poste, fu invitato a dare il saluto ufficiale. Finito il discorso, il ministro si avvicinò e stese la mano per salutarlo, P. Maurizio si voltò dall’altra parte pronunciando la frase dialettale: “Acqua davanti e ventu darrè” (Acqua davanti e vento dietro, sarcastico invito a chi infastidisce e si desidera far andare via il prima possibile). Mi soffermo su alcune caratteristiche, tacendo il resto e demandando il compito ad altri che vorranno approfondire la sua biografia e, durante la vita, l’hanno esaltato e, forse, adulato. Era nato a Monreale (PA) il 6 gennaio 1907 da Giuseppe e Maria Semilia. Dopo gli studi ginnasiali, compiuti nel Seminario arcivescovile di Monreale, entrò tra i Cappuccini e iniziò il noviziato a Caccamo vestendo l’abito cappuccino l’8 ottobre 1922; emise la professione semplice l’11 ottobre 1923, quella solenne il 27 luglio 1929. Compì gli studi di Filosofia nell’Istituto Internazionale delle Missioni all’Estero dei Frati Cappuccini di Palermo. Nell’ottobre del 1927 fu inviato a Roma al Collegio Internazionale dei Cappuccini per frequentare la Pontificia Università Gregoriana e nel 1931 conseguì la Laurea in Teologia. Il 15 marzo 1930 ricevette l’ordinazione presbiterale. Dal 1933 frequentò l’Università Statale di Palermo e il 10 novembre 1936 si laureò in Lettere Classiche con una tesi su “Il prologo di A. Persio Flacco”, relatore il chiarissimo professore Ferruccio Calonghi, insigne filologo, il quale desiderava averlo successore nella cattedra di latino. La notorietà l’acquisì da quando i superiori, di ritorno da Roma, lo inviarono a insegnare nel convento di Salemi ove si trovava lo studentato dei chierici cappuccini che si preparavano al sacerdozio (lo diresse dal 1931 fino al 1945 e vi insegnò, oltre alle Materie Classiche, anche Storia dell’Arte); dal 1935 al 1938 fu Professore di Lettere e Direttore dello Studio Interprovinciale dei Cappuccini a Napoli. Nell’anno scolastico 1938/39 il prof. Vito Spedale che aveva appena fondato il Liceo Classico di Salemi (all’inizio le poche classi furono allocate nell’ultimo piano della sua abitazione di Via Francesco d’Aguirre, appartenuta in precedenza a Ferdinando De Monroy, Principe di Pandolfina, separate da divisori avventizi), allora riconosciuto legalmente come Istituto comunale, lo invitò a insegnare Latino e Greco, assieme al cappuccino Padre Tommaso Bonomo per la Filosofia, al farmacista Antonino Sirchia per le materie Scientifiche e alla sorella Maria Sirchia per le materie Letterarie. Il solo insegnamento durò fino al 1947, da questa data ne assunse anche la presidenza, fino all’a. s. 1978/79, anno in cui il liceo passò da parificato (lo era divenuto nel 1963, 25° dalla fondazione) a statale. È doveroso affermare che il “D’Aguirre”, durante la sua gestione, ebbe uno sviluppo notevole in tutta la Sicilia. Salemi riprese a essere (lo era stato con gli Agostiniani e soprattutto con i Gesuiti) centro di trasmissione del sapere e luogo dal quale la cultura s’irradiava, spargendo buon seme nella società del tempo: vi s’iscrivevano alunni provenienti da qualsiasi parte e, anche se la conduzione era personale e assolutistica, la formazione era solida e la preparazione che fornì a parecchi studenti permise loro di assumere ruoli di notevole responsabilità nel mondo sociale, politico e culturale di tutto rispetto. Se oggi il “D’Aguirre” continua a essere uno dei migliori Licei in campo nazionale, lo deve al ruolo che ha assunto sempre più nella storia, dalla sua fondazione in poi, grazie ai presidi che si sono succeduti e guidato con competenza direzionale e passione amorevole per la cultura e la formazione dei futuri giovani. L’Istituto ha oggi una struttura di nuova realizzazione, possiede una biblioteca con circa 5.000 testi di valore, aule e laboratori con ampi spazi di aggregazione ed è aperto a diversi lavori di ricerca (anche esterna), di drammatizzazione, di mostre d’arte e di attività interculturali. Il 2 giugno 1960 il Capo dello Stato gli conferì, per meriti scolastici, l’Onorificenza di Cavaliere Ufficiale al merito della Repubblica. Fu amante della sapienza: il 15 ottobre 1962 fu nominato dal Rettore della Pontificia Università Lateranense, Mons. Antonio Piolanti, professore consociato dell’Istituto Leoniano di Alta Letteratura nella Pontificia Università Lateranense, socio del Movimento Europeo per la difesa del latino. Il 12 settembre 1963 il Capo dello Stato, su proposta del Ministro della Pubblica istruzione, S. E. Luigi Gui, gli attribuì il Diploma di Prima Classe e la Medaglia d’oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte.