di Nino Barone
Quando ho messo piede alle pendici orientali dell’Etna, nel suggestivo territorio di Sant’Alfio, non sapevo ancora di essere in procinto di vivere un’esperienza emozionante e unica. La mia recente visita al Castagno dei Cento Cavalli, uno degli alberi più antichi d’Europa, è stata un’immersione nelle profonde radici della storia e delle leggende della mia terra.
Mentre mi avvicinavo all’imponente presenza dell’albero millenario, la mia mente si riempiva di curiosità e reverenza. Gli esperti stimano che questo castagno plurimillenario possa avere un’età compresa tra i 3600 e i 4000 anni, il che lo rende una delle testimonianze più antiche e affascinanti del passato.
Le fronde fitte e maestose si estendevano sopra di me, formando una sorta di cupola naturale sotto cui mi trovavo immerso. Era un’esperienza quasi mistica, come se stessi varcando una soglia temporale, unendo il presente con i secoli passati. La storia di questo albero era tangibile nell’atmosfera circostante.
Era impossibile non farsi avvolgere dalle leggende e dai misteri che circondano il Castagno dei Cento Cavalli. Una delle storie più affascinanti narra di una Regina, seguita da cento cavalieri e dame, colta da un improvviso temporale durante una battuta di caccia. Proprio sotto le possenti branche dell’albero, trovarono riparo per tutta la durata della tempesta. Si dice che il temporale abbia continuato fino al calar della sera, costringendo la Regina a trascorrere la notte sotto le fronde protettive del castagno. Si racconta che la regina abbia condiviso la notte con uno o più dei cavalieri al suo seguito, aggiungendo un tocco di mistero e romanticismo a questa storia antica.
Le leggende, intrecciate con la storia reale, conferiscono al Castagno dei Cento Cavalli un’aura di fascino. Mentre passeggiavo tra le radici intrecciate e le possenti colonne di legno che si ergono verso il cielo, non potevo fare a meno di immaginare le scene di secoli passati, quando i cavalieri e le dame trovavano rifugio sotto queste stesse fronde.
Anche il poeta catanese Giuseppe Villaroel rimase affascinato da questo monumento naturale e gli dedicò un sonetto, un tributo alla sua grandezza e alla sua presenza nel corso dei secoli.
La mia visita al Castagno dei Cento Cavalli è stata un viaggio nel tempo, un’esperienza che ha intrecciato il passato con il presente. Mentre lasciavo quel luogo intriso di storia e leggende, sentivo di portare con me non solo le immagini dei secoli passati, ma anche un profondo rispetto per la maestosità della natura e per la connessione tra gli uomini e il mondo circostante.
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